lunedì 15 ottobre 2007

Dolo protettivo








- Stai giocando sporco, Stephan!
- Niente affatto, cerco solo di comportarmi normalmente, senza pregiudizi ne regole di buon senso.
- Sappi che stai perdendo il controllo di una tua reazione che sa di furiosa cinica vendetta. Sadica e crudele!
- Vendetta? La vendetta colpisce le persone colpevoli delle situazioni che la generano, nel mio caso come vedi non è così.
- Beh, non ti gioverà per niente se non farti credere di dare un senso di giustizia ad una partita che di onesto non ha più nulla, che ha perso oramai tutta l’innocente naturalezza della quale ti sei sempre vantato.
- Lo so che non probabilmente non sarà più così, ma non faccio altro che lasciare scorrere tutto senza opporre resistenza, senza affanno.
- A cosa ti serve la compassione per le vittime incolpevoli se non poni fine a questa inutile farsa, cosa credi di dimostrare?
- Incolpevoli non troppo … poi lo faccio per me, ma non sono io la causa di alcuna sofferenza pertanto non provo nessuna compassione.
- Sei oppresso da una logica circolare, che si traveste da alibi, Stephan, e non fai niente per evitarla!
- No, ogni giorno scopro l’ennesimo lato sconosciuto. Illudersi rende giustizia ad una necessità orami resa asfissiante da questa perdita di contatto.
- Allora è bene che tu sappia che per reati come questi, compiuti con l’aggravante della boriosa onestà, potresti pagare un prezzo molto alto.
- Lo so, Camille, lo so.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sempre che abbia colto la giusta citazione, a tal proposito ho scovato in rete un approfondimento interessante:
"S. deve far morire gli affetti per non soffrire: la morte affettiva spegne anche il dolore che nasce nel rapporto con chi si ama. Da questo punto di vista S. è simbolo chiaro di un’organizzazione di personalità che isola o al limite elimina gli affetti perché teme il possibile dolore ad essi associato.
Nella clinica psicoanalitica è un tema che ricorre frequentemente e che non sorprende né come fenomeno né come dinamica profonda: molte persone possono sviluppare una capacità razionale e operativa dotata di grande pregio e pur tuttavia essere molto spaventati quando si sviluppa una qualsiasi relazione emotiva profonda nel rapporto personale; gli affetti vengono allora isolati e rinchiusi in un mondo pressoché impenetrabile, così che una persona può vivere senza però vivere veramente la propria vita con la densità dei propri affetti.
S. appare tuttavia umanamente più convincente di C., perché alla fine riconosce la radice della sua difficoltà quando afferma che c’è qualcosa di distruttivo in lui, nel suo modo di rapportarsi alla donna. Fa sentire che rifugge, nega, distrugge la possibilità di entrare in contatto non tanto con la donna, ma con i suoi stessi sentimenti. Un atto di morte prima di tutto con se stesso. Distrugge per non sentirsi distruttivo e per non dover fare i conti con i molteplici volti dell’attrazione amorosa che può essere divina ma anche luciferina.
Ma da questo punto di vista anche C. vive una dinamica identica, sia pur di segno opposto: esplode di passione amorosa ma non tollera di sentire il suo amore. Ama per non amare veramente l’altro. Non accetta infatti i tempi di sviluppo dell’amore reale. Come un’onda tumultuosa si abbatte sulla roccia e lì esaurisce la sua energia. Ma nel suo frangersi un segno l’ha lasciato. S. sarà costretto a prendere contatto con il suo inquietante mondo interno. In questo modo, mentre C. riprenderà la sua vita di prima, per lui si è aperto un accesso ad un’immagine di sé prima sconosciuta ed un percorso di sviluppo personale nuovo. Saprà percorrerlo? Senza che ci sia qualcuno che lo accompagni, non gli sarà certo facile addentrarsi in esso."
Come dire: nulla succede per caso!?! Ne riparliamo in primavera...

bruto ha detto...

And the winner is ... Bi.