Ci sono giornate come quella di venerdì nelle quali si susseguono troppe situazioni contrastanti per essere affrontate con leggerezza e senza conseguenze.
Al mattino un incontro nel quale ho valutato tutti gli aspetti legali, burocratici e fiscali - tralasciando quelli emotivi, più intangibili ma in maggior misura laceranti - relativi alla destinazione futura e alla gestione di un immobile rappresentante il sommo grado, il punto di arrivo di decisioni tormentate ma consapevoli portate avanti per anni, prese con l’obiettivo di dare un senso, un valore ad un INIZIO che si spogliasse di quel senso di precarietà del quale fino ad allora la vita era stata permeata. Il pomeriggio un cambio di scenario deciso ma strettamente legato allo scatenare della situazione affrontata al mattino, costituito dal viaggio a Bologna e l'irruzione nella mia vecchia azienda, un gesto che da molto tempo volevo fare, una mossa che sapevo avrebbe provocato in me e, a conti fatti, anche nelle persone conosciute e lasciate oltre tre anni fa, profonda emozione.
Già rifare la strada in auto, vedere da lontano la sagoma di San Luca che per tanti lunedì mi ha preannunciato con qualche km in anticipo che la Città Rossa era vicina, la strana familiarità che il capoluogo emiliano mi ha sempre infuso, nonostante il mio arrivo qui nel 2002 fu un trasferimento forzato da Milano, è stato il solito flashback al quale mi espongo ogni qualvolta faccio questo percorso.
Ma ora è diverso, ho aspettato mesi per rifare questo viaggio, mi sono imposto di farlo quando mi sarei sentito in grado di fronteggiarlo consapevolmente nel mio nuovo status e soprattutto legittimare con la maggiore serenità possibile, se possibile, le importanti valutazioni che mi hanno allontanato da qui.
Tanto naturale quanto da lasciare incredulo il varcare quella soglia e percorrere quegli spazi, ma soprattutto ritrovare immutati tutti quei volti da quell’ultima volta che, non dimenticherò, mi attendevano nel parco di Via Corticella per salutarmi sotto lo striscione “Ciao Bruto!”.
La mia intenzione era solo quella di passare in orario lavorativo per salutare tutti in un colpo solo, ci tenevo molto a farlo, ci tenevo molto a ribadire che custodisco nella mia memoria quel pomeriggio in Via Corticella, ma il subbuglio che la mia incursione e la mia presenza in quel luogo ha scatenato, accompagnato ad ogni incontro dalla stessa domanda esortativa - “Ritorni?” - non mi è scivolato addosso con indifferenza.
Basta una notte dal sonno incontrollato,
per confondermi daccapo e mortificare il giorno
in cui la tregua vacillante che mi ero concesso
inesorabilmente annichilisce.