
Dei giorni che scivolano via,
nel tempo in cui innalzo furiose architetture di instabili parole,
afferro l’essenza dell’Egoismo
e ne filtro il pretesto da me stesso creato.
Respiro una certa bramosia in questa urgenza,
e c’è qualcosa di fottutamente malato
nella fuga continua per tenerla in vita e pronto ad accoglierla,
mentre immagino il suo sapore dolciastro
il cui pensiero, cullandomi, determina ogni decisione.
Stringila forte e desiderala,
avvolta nei suoi mille volti cangianti;
magnifica sempre la doverosa terapia, l’unica possibile.
Disertare è da bastardo,
ma mi nascondo nuovamente,
con la coscienza nitida di perdersi,
annegando nel suo sguardo saturato di fiducia.
Anche adesso continuo in questo inganno,
fino a quando rivedrò luccicare,
imprigionato in fondo ad un abbraccio
il mio corpo cieco roteare
e rendendole di nuovo la libertà
ho scoperto, furtivamente,
una nuova identità.