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lunedì 17 marzo 2008

A questo mondo nessuno ti dà niente per niente, sarebbe una perdita di tempo per tutti e due












Ti sei mai accorto della paura che si legge dentro i tuoi occhi?
Ogni persona combatte principalmente contro se stesso e le proprie fobie interiori.
La persona UNO è la mente conscia critica e nevrotica.
La persona DUE è la parte inconscia, il sistema nervoso che sente tutto, in balia dell’emotività.
La parte UNO immagina che la parte DUE sia stupida e sorda e ingrata; lo strumento fondamentale diviene l’abilità di restare calmi in mezzo ai cambiamenti rapidi e sconvolgenti, la lotta titanica contro l’inquietudine e il lato oscuro della solitudine.
Obiettivo, far dialogare le due persone, evitando lo sfinimento per il controllo delle stesse, evitando logorii estremi per la ricerca dell’equilibrio.
Strategia: lucida forza di volontà con necessaria serenità di fondo.
Difficile a volte provare affetto verso la razza umana, per incapacità di poter portare un contributo davvero sensato, a se stessi in prima battuta, contrapposta all’illusione di comprenderne le reazioni.
Un passo ancora, solo un piccolo passo in avanti ancora …

mercoledì 31 ottobre 2007

Apologia della solitudine


Dei giorni che scivolano via,
nel tempo in cui innalzo furiose architetture di instabili parole,
afferro l’essenza dell’Egoismo
e ne filtro il pretesto da me stesso creato.

Respiro una certa bramosia in questa urgenza,
e c’è qualcosa di fottutamente malato
nella fuga continua per tenerla in vita e pronto ad accoglierla,
mentre immagino il suo sapore dolciastro
il cui pensiero, cullandomi, determina ogni decisione.

Stringila forte e desiderala,
avvolta nei suoi mille volti cangianti;
magnifica sempre la doverosa terapia, l’unica possibile.

Disertare è da bastardo,
ma mi nascondo nuovamente,
con la coscienza nitida di perdersi,
annegando nel suo sguardo saturato di fiducia.

Anche adesso continuo in questo inganno,
fino a quando rivedrò luccicare,
imprigionato in fondo ad un abbraccio
il mio corpo cieco roteare
e rendendole di nuovo la libertà
ho scoperto, furtivamente,
una nuova identità.

lunedì 15 ottobre 2007

Dolo protettivo








- Stai giocando sporco, Stephan!
- Niente affatto, cerco solo di comportarmi normalmente, senza pregiudizi ne regole di buon senso.
- Sappi che stai perdendo il controllo di una tua reazione che sa di furiosa cinica vendetta. Sadica e crudele!
- Vendetta? La vendetta colpisce le persone colpevoli delle situazioni che la generano, nel mio caso come vedi non è così.
- Beh, non ti gioverà per niente se non farti credere di dare un senso di giustizia ad una partita che di onesto non ha più nulla, che ha perso oramai tutta l’innocente naturalezza della quale ti sei sempre vantato.
- Lo so che non probabilmente non sarà più così, ma non faccio altro che lasciare scorrere tutto senza opporre resistenza, senza affanno.
- A cosa ti serve la compassione per le vittime incolpevoli se non poni fine a questa inutile farsa, cosa credi di dimostrare?
- Incolpevoli non troppo … poi lo faccio per me, ma non sono io la causa di alcuna sofferenza pertanto non provo nessuna compassione.
- Sei oppresso da una logica circolare, che si traveste da alibi, Stephan, e non fai niente per evitarla!
- No, ogni giorno scopro l’ennesimo lato sconosciuto. Illudersi rende giustizia ad una necessità orami resa asfissiante da questa perdita di contatto.
- Allora è bene che tu sappia che per reati come questi, compiuti con l’aggravante della boriosa onestà, potresti pagare un prezzo molto alto.
- Lo so, Camille, lo so.

martedì 21 agosto 2007

Un coeur en hiver




Da qualche tempo non conosco la noia pur essendo consapevole, sebbene sia una mia caratteristica innata, che ciò nasca da una reazione spontanea di sopravvivenza.
Può risultare irritante, ma sono pervaso da iperattività istintiva inesorabile.
Dicono che non sia così grave, alcune persone hanno patologie ben peggiori.
Non riesco a sedermi neanche per pochi minuti, godendomi un po’ di indolenza e forse fin dalla fase REM del sonno elaboro le attività delle ore successive, specie quelle dei giorni non lavorativi. Lo faccio per me, ma senza forzature, involontariamente assecondo il benessere che questo accanimento determina.
Adesso che le giornate si fanno piovose e brevi, capisco che il periodo estivo trascorso è stato un prodigioso alleato, perché mi ha concesso grandi spazi e libertà autogestite nell’amata solitudine.
Non comprendo quindi, egoisticamente, chi soffre di questo tedioso stato d’animo.
Forse non solo non lo comprendo, ma mi provoca indignazione chi si lascia schiacciare da questa funesta inerzia.

Per questo motivo io adesso ti imploro di STUPIRMI, perché io ho bisogno di essere stupito. Mi rendo perfettamente conto d’essere esigente, ma non posso essere altrimenti.
Accetta le mie provocazioni perché ti sto mettendo alla prova, ho bisogno di segnali positivi evidenti, affinché la mia ingordigia maniacale non resti delusa né abbia ombre non più tollerabili, in aggiunta alle mie.
C’è una sorta di folle consapevolezza nel tormentarti e restituire il tuo valore, nel cercare pretestuosi spunti d’analisi per esaminare meticolosamente ogni tua sfumatura, specie quelle più oscure.
C’è una voce ossessiva che mi sussurra, mentre tengo gli occhi chiusi, “Divertiti” e “Lasciati andare” ricordo perfettamente il suo tono di voce mentre lo dice colpendomi duro, lo so che lui ha ragione e so altresì che ha centrato il mio vulnerabile e occultato tallone, pur conoscendomi da pochi istanti.
Ciò nonostante non chiedermi di snaturarmi, io pretendo che tu mi sorprenda e che lo faccia nuovamente, ne ho l’assoluta necessità, così come sento che non posso fare a meno di guardarti oltre e attraverso, questo è il danno non visibile e imperdonabile che a distanza di tempo non posso evitare di passare in rassegna con gli altri.
Ci sono parole che m’inorridiscono come “monotonia” e “apatia”, è per questo motivo che contrasto l’insofferenza con tanta tenacia.
Ci sono parole che mi seducono come “meraviglia” e “stupore”, è per questo motivo che divento così esigente in primo luogo con me stesso.
Adesso prova quindi a comprendermi un po’ di più, se è vero che non possiamo ridare forma al passato ma lavorare per erigere il futuro, tutto diventa più legittimo ed evidente.
E anche se fai parte di un’astratta proiezione mentale, di un appannato lineamento ideale, lascia che ti insegua ancora un po’.

giovedì 12 luglio 2007

3 gradi immaginari








Da tempo mi sono figurato nella mente questa macro-suddivisione astratta del genere umano:


PRIMO GRADO
Gli individui che sono generalmente soddisfatti perché non si pongono troppi quesiti, accettano gli eventi come vengono senza chiedersi eccessivamente il perché. Sono soddisfatti o insoddisfatti in modo totalmente fatalista e condiscendente, senza possibilità di modificare in alcun modo la loro situazione né necessitando, in fondo, di comprenderla pienamente, racchiusi in una sorta abulica e indolente serenità.
SECONDO GRADO
Gli individui che cercano di approfondire gli avvenimenti, di analizzare i contesti e ciò che li genera, di rendere profondo ciò che succede intorno a loro ma non riuscendo a trovare responsi adeguati, semplicemente per limiti e incapacità proprie, sono pervasi da continua irrequietudine, ansia, angoscia e senso di inadeguatezza.
TERZO GRADO
Gli individui che come approccio ai contesti dell’esistenza appartengono al secondo gruppo ma che, per straordinarie capacità, per grandioso talento e propizia attitudine riescono a motivare gli accadimenti, a giustificare e comprendere i fatti positivi come quelli negativi, raggiungendo soprattutto un’invidiabile e radiosa pace.

Io non ritengo che si possa variare la propria tendenza in modo radicale con il crescere, avendo così l’opportunità di transitare da una categoria all’altra. Accolgo con scetticismo i repentini mutamenti che intravedo in questa immaginaria gerarchia sociale della consapevolezza; distinguere un'evoluzione attendibile e reale da una simulazione, è spesso improbabile anche per l’individuo stesso coinvolto.
Coloro che hanno la possibilità di incontrare gli appartenenti alla terza classe, a me talvolta accade, ricevono a loro volta sublime senso di appagamento.