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giovedì 17 gennaio 2008

Metamorphosis









Vedo nel tuo volo radente
le strutture ristagnanti del mio cervello modificarsi
incrinandone il sospetto.
Vedo il profilo della Fata d’argento
e lo fisso impietrito.
Io, forgiato dal privilegio,
rallento per ripartire cauto
fino a che non mi riappropri del battito
e della tua nitidezza reale.
Quando il tempo esplode
non si è mai abbastanza pronti,
nonostante il desiderio ossessivo
di sentirne il fragore.
Ogni giorno in cui mi meraviglio
deve giungere per essere al di sopra di ieri.

martedì 18 dicembre 2007

Slegami













Lente boccate di Golden Virginia
sul balcone della cucina
mentre frugo nel cielo sopra il cortile.
La trovo, la fisso e deflagra.
Frammenti incendiati che bruciano addosso
e il bagliore si fonde con la mia velleità.

lunedì 26 novembre 2007

Yo camino.













Ti piace travestirmi dei tuoi significati
tanto da non distinguermi dalla proiezione di te.
Ma il candore del tuo intento
mi fa sorridere con clemenza
e, dandolo per certo,
non desisterò nel tenerti vivo.

Ruota il caleidoscopio,
dentro la tua playlist preferita
e sconfigge il gelo che ti paralizza
mentre la nostra utopia evapora.

Ecco il nuovo margine dei vuoti emotivi,
delle linee rette spezzate,
e il nuovo valore della primaria complicità
nel loro parallelismo infinito.

giovedì 15 novembre 2007

Blonde Redhead


14.11.07 - Hiroshima mon amour – Torino

Sono le 20.15. Ho detto a Max che vado con lui a vedere i Blonde Redhead, ma sto per chiamarlo per dirgli che me ne sto a casa; li ho già visti altre volte, ho un gran mal di stomaco, fa freddo.
Voglia di uscire pari a zero o quasi.
D’altro canto “23”, l’ultimo loro lavoro, è uno dei dischi che negli ultimi mesi ho ascoltato di più, pertanto arriva provvidenziale il solito colpo di reni che in altre occasioni mi è venuto in aiuto e che mi vede costretto a ringraziarlo nuovamente... ’fanculo le scuse, muovo le chiappe ed esco!

Ho perso l’abitudine di andare a vedere concerti perché difficilmente mi appassionano come un tempo, ma Cristosanto ieri sera quei tre cosa mi hanno fatto provare!
Rispetto all’ultima esibizione vista (Ferrara - estate 2004) trovo l’interpretazione del live più aggressiva dal punto di vista sonoro, maggiore utilizzo dei loop e di corpose sovrapposizioni di basi.
I balletti epilettici di Amedeo contrastano con le sinuose movenze di Kazu, la sua voce a volte stridula, a volte ridicola altre ipnotica fende come una catarsi la spessa coltre sonora innalzata dai tre e raggiunge il pubblico, travolgendolo, che sembra pietrificato o in trance. Chiudo gli occhi, quasi commosso, danzo anch’io e lievito inerte facendomi sollevare da quel groviglio seducente che echeggia in uno spleen profondo di inaudita violenza. Ho imparato a capire che amare certi pezzi è un fatto puramente emotivo, irrazionale e inconscio, mi capita di individuare anche solo alcuni frammenti di brani che provocano in me trascinanti suggestioni.
Allora, non so perché, mi viene in mente una frase di Victor Hugo letta di recente e me ne compiaccio “La malinconia è la gioia di sentirsi tristi”.

lunedì 12 novembre 2007

Il primo della Lista





Dopo che ho preparato la cena, mi siedo a tavola e mi dico BUONAPPETITO.
Quando spengo la luce appesa sopra la mia testa prima di addormentarmi, mi dico BUONANOTTE.



Non voglio perdere l’abitudine nel farlo.
Non voglio perdere le abitudini.
Sentire quelle parole, che rimuovono lo strato più superficiale di selvaticità, ridà le giuste proporzioni ed una presenza dignitosa al contesto, privandolo di ogni sorta di ostilità.
Trovo talvolta un po’ sinistro il protrarsi di un silenzio troppo esteso e sento la necessità di infrangerlo costantemente.
Si sa, io sono per la comunicazione essenziale, ma di quelle poche parole, dosate e pronunciate quasi formalmente non posso farne a meno. Laddove le circostanze lo consentono, mi piace sentire quel suono che frantuma i cristalli quando l’attimo rischia di congelare.
E’ un augurio adombrato da un tono vagamente rancoroso, ma la rabbia è spesso una buona amica, un’alleata che consente di mantenere la dignità nei gesti quotidiani di base.
Perché anche se oramai, in fondo, mi sento a mio agio nel disagio, devo sempre ricordare che sono IO il primo della Lista.

mercoledì 31 ottobre 2007

Apologia della solitudine


Dei giorni che scivolano via,
nel tempo in cui innalzo furiose architetture di instabili parole,
afferro l’essenza dell’Egoismo
e ne filtro il pretesto da me stesso creato.

Respiro una certa bramosia in questa urgenza,
e c’è qualcosa di fottutamente malato
nella fuga continua per tenerla in vita e pronto ad accoglierla,
mentre immagino il suo sapore dolciastro
il cui pensiero, cullandomi, determina ogni decisione.

Stringila forte e desiderala,
avvolta nei suoi mille volti cangianti;
magnifica sempre la doverosa terapia, l’unica possibile.

Disertare è da bastardo,
ma mi nascondo nuovamente,
con la coscienza nitida di perdersi,
annegando nel suo sguardo saturato di fiducia.

Anche adesso continuo in questo inganno,
fino a quando rivedrò luccicare,
imprigionato in fondo ad un abbraccio
il mio corpo cieco roteare
e rendendole di nuovo la libertà
ho scoperto, furtivamente,
una nuova identità.

mercoledì 24 ottobre 2007

Psicologia I


Pensa alla tua immagine da bambino, pensala con intensità. Ricordati come eri vestito, dov’eri, ogni dettaglio possibile e se eri felice o no in quella occasione, Ora vai da quel bambino abbraccialo e digli che adesso ci sei tu a proteggerlo.

La consapevolezza e l’accettazione di sé, così come l’autostima, si comincia a sviluppare intorno agli otto anni. E’ possibile fare un percorso a ritroso e con questo esercizio superare ciò che di gravoso - e a volte doloroso - dal passato ci portiamo dietro.

lunedì 22 ottobre 2007

Claustrofobie


Diffida se t’incantano più le parole che le azioni, specie quando ti sfuggono via, tra le dita chiuse in un pugno stretto di rabbia. Sorprendenti le attenzioni e i gesti di stima, sorprendente la trasformazione delle convinzioni, sorprendente ciò che mi impedisce di riconoscermi così decorato. Tracannare fiele e assuefarsi al veleno. Ho sempre odiato l’arte dei suoni gioiosi eppure avvolto da queste sonorità fosche mi rifugio in atteggiamenti dissacratori e saturi di crudele sarcasmo difensivo. Un sole ingannatore impedisce di distogliere lo sguardo perso là in fondo, dove l’orizzonte si mescola con il cielo. Ma è qui in queste stanze, quando questa penombra mi sfiora e mi soffoca, che mi rendo conto dell’equilibrismo necessario, quello che impietoso sembra indicare la naturale via d’uscita. Non sono più in grado di essere trasformato e devo assecondare solo la mia inclinazione ingrata. Qual’è l’unica via percorribile? Di cosa siamo fatti? Come sassi, si schiantano sul parabrezza, scheggiano impercettibilmente il vetro e producono crepe che sembrano immobili ma avanzano lente e inarrestabili. Ogni pensiero sembra smarrirsi se lo costringo invano dove sembrerebbe naturale indirizzarlo. Devi aver timore e non fermarti alla desueta mia immagine sublimata. Saper riconoscere il canto delle sirene, l’urgenza di perdersi è un delirio transitorio che rende inaspettati vantaggi e pesantissime conseguenze, irritandomi per ogni inquinamento esterno che solo io posso decidere quanto debba influenzarmi. Sono cerchi concentrici che sbarrano il passo tra il restare immobile dove vorrei e una corsa affannosa; cerchi concentrici che mi trattengono in una spirale dalla quale non sono in grado di svincolarmi pur avendone il potere, come un’onda lunga ingestibile che cattura ogni oggetto lasciato a riva, riportandolo inesorabilmente al largo, di nuovo lontano.
Non pretendo che tu capisca ma invoco di lasciare che abbia la sensazione di trarne vantaggio, in un genuino sacrificio. Che possa cambiare, che trovi il mio posto, che l’opalescenza muti in trasparenza che faticosamente accettata mi protegga, con la violenta certezza che accada. Se non sono in grado di riappropriarmi del tuo valore, io ringrazio per l’incitamento a non fermarmi ancora. La prossima magia fa che sia davvero strabiliante perché possa essere davvero convinto di poterla sostenere. Fa che domani all’alba i rumori della tua presenza mi risveglino, meravigliandomi per un silenzio finalmente violato.

lunedì 15 ottobre 2007

Dolo protettivo








- Stai giocando sporco, Stephan!
- Niente affatto, cerco solo di comportarmi normalmente, senza pregiudizi ne regole di buon senso.
- Sappi che stai perdendo il controllo di una tua reazione che sa di furiosa cinica vendetta. Sadica e crudele!
- Vendetta? La vendetta colpisce le persone colpevoli delle situazioni che la generano, nel mio caso come vedi non è così.
- Beh, non ti gioverà per niente se non farti credere di dare un senso di giustizia ad una partita che di onesto non ha più nulla, che ha perso oramai tutta l’innocente naturalezza della quale ti sei sempre vantato.
- Lo so che non probabilmente non sarà più così, ma non faccio altro che lasciare scorrere tutto senza opporre resistenza, senza affanno.
- A cosa ti serve la compassione per le vittime incolpevoli se non poni fine a questa inutile farsa, cosa credi di dimostrare?
- Incolpevoli non troppo … poi lo faccio per me, ma non sono io la causa di alcuna sofferenza pertanto non provo nessuna compassione.
- Sei oppresso da una logica circolare, che si traveste da alibi, Stephan, e non fai niente per evitarla!
- No, ogni giorno scopro l’ennesimo lato sconosciuto. Illudersi rende giustizia ad una necessità orami resa asfissiante da questa perdita di contatto.
- Allora è bene che tu sappia che per reati come questi, compiuti con l’aggravante della boriosa onestà, potresti pagare un prezzo molto alto.
- Lo so, Camille, lo so.