giovedì 12 luglio 2007

3 gradi immaginari








Da tempo mi sono figurato nella mente questa macro-suddivisione astratta del genere umano:


PRIMO GRADO
Gli individui che sono generalmente soddisfatti perché non si pongono troppi quesiti, accettano gli eventi come vengono senza chiedersi eccessivamente il perché. Sono soddisfatti o insoddisfatti in modo totalmente fatalista e condiscendente, senza possibilità di modificare in alcun modo la loro situazione né necessitando, in fondo, di comprenderla pienamente, racchiusi in una sorta abulica e indolente serenità.
SECONDO GRADO
Gli individui che cercano di approfondire gli avvenimenti, di analizzare i contesti e ciò che li genera, di rendere profondo ciò che succede intorno a loro ma non riuscendo a trovare responsi adeguati, semplicemente per limiti e incapacità proprie, sono pervasi da continua irrequietudine, ansia, angoscia e senso di inadeguatezza.
TERZO GRADO
Gli individui che come approccio ai contesti dell’esistenza appartengono al secondo gruppo ma che, per straordinarie capacità, per grandioso talento e propizia attitudine riescono a motivare gli accadimenti, a giustificare e comprendere i fatti positivi come quelli negativi, raggiungendo soprattutto un’invidiabile e radiosa pace.

Io non ritengo che si possa variare la propria tendenza in modo radicale con il crescere, avendo così l’opportunità di transitare da una categoria all’altra. Accolgo con scetticismo i repentini mutamenti che intravedo in questa immaginaria gerarchia sociale della consapevolezza; distinguere un'evoluzione attendibile e reale da una simulazione, è spesso improbabile anche per l’individuo stesso coinvolto.
Coloro che hanno la possibilità di incontrare gli appartenenti alla terza classe, a me talvolta accade, ricevono a loro volta sublime senso di appagamento.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Credo molto nelle prime due,meno nella terza, così come l'hai formulata. Gli individui del terzo gruppo nel momento stesso in cui riescono ad approcciarsi in tale senso non possono raggiungere quella pace che TU PENSI che abbiano o che TI FANNO CREDERE. Motivare gli accadimenti, giustificare e comprendere i fatti positivi va bene ma quelli negativi non possono giustificarli assolutamente, sarebbe un controsenso, piuttosto "accettano che ci siano" con un lungo percorso, all'inizio molto sofferto, cercando di trovare piuttosco una filosofia nel "senso di impotenza" che provano. Non è facile da tradurre in parole ma se riesci a "SENTIRE" che (detto semplicisticamente) TUTTO ha un inizio e TUTTO ha una fine (bello o brutto che sia)scopri una (delle tante...) filosofie di vita. E se ti versano il caffè addosso...non lo hanno fatto apposta...SUCCEDE. Perchè arrabbiarsi, preoccuparsi. E' successo e non è con questa reaazione che la macchia sparisce o tu stai meglio. Avevi un appuntamento di lavoro? Pazienza... scherzaci sopra e se non capiranno non hanno ancora "CAPITO". Non è essere superficiali, tutt'altro! Dietro ogni "giustificazione" (come tu la definisci) c'è una profondità immensa e sofferta. Solo quando questa filosofia diventa "automatica" hai raggiunto non la pace interiore ma una sorta di equilibrio.L.
PS Questa non è Legge e non è Religione è puramente il mio pensiero.

Anonimo ha detto...

Mah amico Bruto, personalmente non mi sono mai piaciute le classificazioni ritenendo davvero ognuno di noi un mondo a parte formato dalla vita e dalle situazioni. Rispetto ma non condivido quindi la tua visione settorizzata dell'individuo.

Anonimo ha detto...

Bella foto innanzitutto e poi ti dico la mia….
Sul primo grado sono d’accordo con te e credo che le persone riconducibili a questa categoria siano forse quelle relativamente più felici: semplicemente perché non desiderano più di quello che hanno! Buon per loro ma non ne condivido comunque lo stile di vita.
Per gli altri due gradi, credo che oltre le differenze caratteriali anche lo stadio evolutivo personale ed il livello di maturità raggiunto contribuiscano a far transitare le persone da un gruppo all’altro.
E’ un po’ la consapevolezza di sé e del mondo, raggiunta con gli anni, a farci “contestualizzare” le cose che ci capitano in modo diverso, a cercare di capirne il senso: a godere con piena coscienza di una gioia o a trarre dagli avvenimenti dolorosi una forza che trasformi una sconfitta in un’opportunità, una tristezza in un rafforzamento del proprio io interiore. Certo che non succede proprio a tutti, c’è chi resta inquieto anche con un po’ di anni sulle spalle.
E comunque, anche nella migliore delle ipotesi, credo sia impossibile raggiungere la piena e perenne “pace” di cui parli… Al massimo (e sarebbe già un traguardo eccellente) si raggiunge un equilibrio, come dice L., una sorta di serenità che, pur vedendoci sempre dondolare tra il sorriso ed il pianto, ci permette di godere di ciò che viviamo. La felicità (ardita definizione…) non è nelle cose che ci capitano ma nel modo in cui reagiamo agli avvenimenti della nostra esistenza (di cui in parte siamo artefici, ma questo è un altro discorso ancora…).
Ma è solo la mia opinione.
Stefania
p.s. Bruto che cosa ci porti a scrivere? I filosofi di ogni epoca si rivolteranno nella tomba!!!!!

bruto ha detto...

Non posso fare a meno di non notare come la parola "filosofia" venga un pò troppo spesso citata, purtroppo mi provoca molta irritazione, ma non è colpa vostra ... Sapevo che un post tanto astratto quanto inconsueto avrebbe potuto scatenare commenti interessanti, ho schematizzato in maniera grossolana questa ipotesi, non sono così messo male da classificare le persone in A/B/C ma l'approccio che ognuno di noi di fronte ai "fatti della vita" riesco a ricondurlo in qualche modo in quegli schemi. Il terzo gruppo ha suscitato molte perplessità, forse la foto allegata ha deviato un pò ...non si giustificano i fatti negativi, non si trova la pace per tutto, la pace generalizzata non esiste, diciamo che mi piace infilare su quello scaffale alcune, poche, persone che hanno un modo di impattare contro ogni scoglio sempre senza riportare danni profondi, questa capacità è quella più ambita, è quella che permette di poter vivere ogni esperienza vedendola nella giusta prospettiva. Mi sono rotto i coglioni di essere circondato da gente che si lamenta perchè al mattino si è rotto il laccio della scarpa ...

Anonimo ha detto...

Questo è un commento! Mi è piaciuto! Vedi? Messa così i tuoi 3Gradi hanno un altro significato.L.