
Mi tuffai con un impeto improvviso nel buio delle sue pupille, intuendo come nello stesso istante entrambi provassimo la suggestione di allontanamento dal mondo circostante.
Barcollai e presi tempo, sentendomi come un pugile quando è costretto a legare l’avversario per evitare altri cazzotti o forse perché non ha più la forza di darne a sua volta, non saprei dire. Fu in quel momento che mi assentai, per un periodo indefinito, sprofondando dentro un temuto quanto atteso blackout; ebbi la certezza che ciò che in questa esitazione apparve così grave e insopportabile, rese lucida in me la consapevolezza delle ombre alle nostre spalle. Odiai quella condanna e compresi anche il peso di quei nostri pensieri, che da tempo si cercavano e che, in una fortuita circostanza, si erano incrociati per rendersi stabili.