Luca si sedette al solito tavolo in fondo alla saletta e ordinò grappa.
Si mise a sorseggiarla a testa bassa, pensieroso, mentre rollava un’altra sigaretta.
Poco dopo una donna entrò nel locale rumorosamente, con un’aria allegra che strideva con l’atteggiamento scazzato di quasi tutti i frequentatori abituali, infrangendo il torpore generale.
Sara si piazzò proprio di fronte a lui, cambiò espressione e sembrò quasi sfidarlo:
- E’ vero, tu mi ascolti e a fondo, questo mi piace molto, ma smettila di vivisezionare ogni parola e esaminare tono e inflessione di ciò che dico!
Lui non si mosse di un millimetro, continuando il suo lavoro con cartina e tabacco.
- Io non giudico, interpreto. So bene che ci vuole tolleranza, ma fa parte del mio modo di essere e non cambierò. Vuoi vedermi limpido e marmoreo, un supereroe della tua immaginazione, ti comunico che sono di razza umana.
Un istante dopo aver detto l’ultima sillaba pensò di aver emesso delle parole totalmente fuori sincrono con il suo pensiero, temette di essere frainteso ancora e di aver dato per l’ennesima volta un’impressione distorta di sé.
Aveva la rassegnazione di non volersi abbandonare all’ovvietà di quei pensieri che eppure appartenevano al mondo, da sempre, ma la sua irrequietezza non gli dava pace e di quelle ovvietà continuava ad averne un estremo bisogno.
- Luca, rassegnati. Lo strato di apparente superficialità come ti piace chiamarlo, è comune a tutto il genere umano e si traveste quotidianamente da qualcosa, tu non ne sei esente e lo sai, pur nella tua utopia perfezionistica …
- Apprezzo i tuoi sforzi, davvero, ma odio tutto ciò che sa di artificioso … mi ossessiona l’idea di caderci, ma non intendo ingarbugliare gratuitamente per noia le situazioni, la mia severità è solo un’ esigenza di…come dire … insomma dai, hai capito!
- Certo, certo. I criceti nel tuo cervello continuano a correre impazziti sulla ruota … ma il mondo non lo salvi tu, di certo neppure io e manco ci provo, ma salva almeno te stesso!
La guardò bruscamente nel centro delle pupille, Sara sembrò perfino vacillare e con una voce nuova che non sembrava più la sua le domandò:
- Sara, ma è proprio necessario rinascere per ricominciare daccapo?
Lui, suo malgrado, raccontava il vuoto e Sara lo respirava a pieni polmoni.
Non si rendevano conto di cosa rappresentassero realmente le loro vite in quel momento, in quel luogo, Luca sentiva l’esigenza di separarsi dal proprio involucro e fare da spettatore invisibile, come per giudicare lucidamente da lontano quello spettacolo.
Il loro impegno era profondo come il dolore, buio come la paura ma anche leggero come i loro sorrisi.